Enrico PAULUCCI – Untitled, 1991

da COLL-MO67

490,00

Enrico PAULUCCI – Untitled
Acquaforte su carta di mm. 500×700, esemplare n.13/80
Eseguita su autorizzazione.
spedizione gratuita (si vende solo in Italia)
provenienza: collezione privata Modena
Edizione Speciale per la Mostra:
Lionello Venturi e L’Avanguardia Italiana
a cura di Carlo Federico Teodoro

Cartella di Grafica: Omaggio a Lionello Venturi
di Piero Dorazio, Mattia Moreni, Enrico Paulucci, Achille Perilli e Emilio Vedova
Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano
presentazione in cartella di Flaminio Gualdoni

spedizione gratuita (si vende solo in Italia)

Disponibile

Descrizione

Enrico PAULUCCI – Untitled, 1991
Acquaforte su carta di mm. 500×700, esemplare n.13/80
Eseguita su autorizzazione.
spedizione gratuita (si vende solo in Italia)
provenienza: collezione privata Modena
Edizione Speciale per la Mostra:
Lionello Venturi e L’Avanguardia Italiana
a cura di Carlo Federico Teodoro

Cartella di Grafica: Omaggio a Lionello Venturi
di Piero Dorazio, Mattia Moreni, Enrico Paulucci, Achille Perilli e Emilio Vedova
Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano
presentazione in cartella di Flaminio Gualdoni

Enrico Paulucci

Nasce a Genova nel 1901 e muore a Torino nel 1999. Dalla Liguria si trasferisce a Torino dove compie gli studi classici e si laurea in scienze economiche e in legge. Coltiva una precoce inclinazione alla pittura. Da universitario aderisce al Futurismo, anche se non rimarrà nel movimento a lungo, e inizia a esporre i suoi dipinti nelle mostre locali. Dal 1927 stringe rapporti con alcuni tra i più interessanti artisti attivi a Torino (come Casorati, Bozzetti, Chessa, Levi, Menzio, Spazzapan) e, avvenimento di notevole importanza per la sua formazione, nel 1928 soggiorna a Parigi, accedendo allo studio diretto del grande corso pittorico francese: l’Impressionismo e i suoi sviluppi, e soprattutto gli esempi più recenti, ancora poco noti in Italia, di Picasso, Matisse, Dufy, Braque.
Di nuovo nel capoluogo piemontese, assieme a Chessa, Galante, Levi e Jesse Boswell, allieva di Felice Casorati, costituisce il “Gruppo dei Sei” (1929), le cui istanze sono coadiuvate da uomini della portata di Lionello Venturi ed Edoardo Persico. Questi pittori guardano alla pittura francese postimpressionista (Cézanne, Derain, Matisse, Bonnard, Dufy); parlano di libertà e di Europa in un clima in cui l’arte era minacciata dal nazionalismo e da ripiegamenti autarchici. Il movimento si esaurisce dopo le mostre tenute dai protagonisti tra il 1929 e il 1930; Paulucci, che s’ispira ai Fauves quanto a colorismo (A Torino sotto la neve, 1929, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna) seguita comunque a esporre con Menzio e Levi fino al 1931. Ormai affermato con opere presenti alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, e in numerose mostre anche all’estero, continua ad arricchire il proprio patrimonio culturale con soggiorni a Roma, Firenze, Malta, Parigi, Londra e con i proficui sodalizi con colleghi italiani e stranieri. A Torino con Felice Casorati fonda lo Studio Casorati-Paulucci, spazio espositivo che propone le personalità più aggiornate, analogamente allo Studio della Zecca, da lui allestito più tardi; istituisce inoltre il “Centro delle Arti”, dove presenta maestri del calibro di Manzù, Maccari, De Pisis, Scialoja. Alla vigilia del secondo conflitto mondiale ottiene la cattedra di pittura all’Accademia Albertina: la dirigerà dal 1955 e ne verrà nominato presidente nel 1973. Pur trascorrendo la gran parte della vita a Torino, per Paulucci la Liguria ha rappresentato sempre il luogo in cui ritirarsi e ispirarsi: i suoi soggetti sono stati prevalentemente paesaggi e marine. Nel dopoguerra assimila i mutati orientamenti artistici del tempo, come testimoniano i dipinti presenti alla Biennale veneziana del 1956, e si dedica con successo alla scenografia teatrale e cinematografica. Nel decennio successivo intensifica l’attività grafica. Negli anni Settanta-Ottanta importanti mostre personali e antologiche (Torino, 1976 e 1979; Finlandia, 1979; Genova, 1983), documentano esaurientemente gli sviluppi linguistici dell’artista, le cui opere sono esposte in importanti musei nazionali ed europei.
Curiosità: È stato portiere della Juventus

Dal sito Editalia e rielaborato in parte

Lionello Venturi

Figlio di Adolfo, fu uno dei 12 docenti universitari che nel 1931 rifiutarono di prestare il Giuramento di fedeltà al Fascismo, perdendo così la cattedra. Si trasferì a Parigi, dove rimase sino al 1939, e poi a New York fino al 1944. Nel 1945 ritornò in Italia, a Roma, dove riprese l’insegnamento universitario sino al 1955.

Ottenne la maturità classica presso il liceo classico E. Q. Visconti di Roma (Collegio Romano) e si laureò in Lettere a Roma nel 1907. Nel 1909-10 aveva ricoperto la carica di ispettore delle Gallerie di Venezia e nel 1911-12 della Galleria Borghese a Roma. Sempre nel 1911 aveva conseguito la libera docenza in Storia dell’arte medievale e moderna a Padova (subito trasferita a Roma). Nel 1913-14 fu Direttore e Sovrintendente della Galleria Nazionale di Urbino. Nel 1914-15 ottenne un incarico di Storia dell’arte nell’Università degli Studi di Torino e subito dopo venne nominato professore straordinario nella stessa università. Con l’entrata in guerra dell’Italia si arruolò volontario, tenente in una compagnia di mitraglieri. Ferito all’occhio destro durante un’azione di guerra, per la quale si guadagnò una medaglia al valor militare, fu congedato nel 1917. Nel 1919 fu nominato professore ordinario all’Università di Torino ed insegnò continuativamente sino al 1931. Qui intrecciò un legame di amicizia e di collaborazione con quell’eclettico imprenditore e mecenate che fu Riccardo Gualino che lo coinvolse nella stimolante avventura del Teatro di Torino.

A Parigi fece parte del nucleo antifascista di Giustizia e Libertà e, al suo arrivo a New York, nel 1939, aderì anche con incarichi direttivi alla “Mazzini Society”, fondata da Gaetano Salvemini assieme, tra gli altri, a Giuseppe Antonio Borgese, Randolfo Pacciardi, Aldo Garosci, Carlo Sforza, Alberto Tarchiani e Max Ascoli.

Negli anni francesi tenne corsi e conferenze nelle università di Parigi, Lione, Londra, Cambridge ma anche negli Stati Uniti dove si recò almeno due volte prima di trasferirvisi nel ’39. Pur domiciliato a New York, da questa data insegnò nella Johns Hopkins University di Baltimora, nella University of California, nell’Università di Città del Messico, nella École Libre de Hautes Études della stessa New York e in altre città tra cui Chicago, Detroit e Filadelfia.

Nel 1945 venne richiamato in Italia per riprendere il suo posto nell’Università di Torino ma chiese ed ottenne il trasferimento del suo ruolo a Roma.

Tra le sue molte pubblicazioni sulla storia e sulla critica dell’arte, spiccano Giorgione e il Giorgionismo del 1913; La critica e l’arte di Leonardo da Vinci del 1919; Il gusto dei primitivi del 1926; Pretesti di critica del 1929; Storia della critica d’arte prima edita in lingua inglese (1936), poi in francese (1938) e solo nel 1945 in italiano (seconda edizione 1948). Fondamentali sono stati ancora altri suoi studi su Caravaggio, Modigliani (1930), Cézanne e gli Impressionisti francesi (1936, 1939, 1940, 1943 ecc.), Rouault (1940 e 1943), Marc Chagall (1945), Lalla Romano, Mario Soldati, Spazzapan, Severini ecc. Tra le varie mostre organizzate si evidenzia quella del 1958, a Roma, “Nuove tendenze dell’arte italiana” nella sede della Rome – New York Art Foundation, dove espose, tra gli altri Mimmo Rotella.

Tra i suoi allievi anche Giulio Carlo Argan, Cesare Brandi, Giovanni Urbani, Valentino Martinelli, Maurizio Calvesi, Nello Ponente, Enrico Crispolti, Eugenio Battisti, Luigi Grassi, Creigthon E. Gilbert, Giovanni Carandente, Mario Soldati. È il padre dello storico Franco Venturi.

La biblioteca dell’illustre studioso è attualmente divisa in tre parti tra gli atenei di Roma (Dipartimento di Storia dell’arte della Sapienza), Perugia e Torino. Nel Dipartimento di Storia dell’arte della Sapienza Università di Roma è conservato l’Archivio di Lionello Venturi, donato dagli eredi nel 1996.

da Wikipedia

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COLL-MO67

Sono un piccolo collezionista d'arte. Principalmente opere grafiche e qualche pezzo unico su carta.